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L’esperienza naturista dell’uomo e della donna

L’esperienza naturista dell’uomo e della donna si presenta, com’è ovvio che sia, sotto due diversi profili a causa della differente natura del maschio e della femmina, profili che connotano peculiarmente la diversità tra i sessi.E mentre parlare dell’esperienza naturista dall’uomo è molto più semplice, perché l’uomo non ha la complessità psichica della donna (l’uomo, secondo la psicologia, sarebbe psichicamente “rozzo”), per quanto riguarda la donna è molto più difficile perché essa è stata dotata dalla natura di quella polarità sessuale che si chiama femminilità, che è un misto di fascino, bellezza e mistero, che la fa apparire agli occhi del maschio desiderabile.
E’ una valenza, questa, del tutto naturale perché la donna è preposta anatomicamente, psichicamente e funzionalmente alla generazione della vita direttamente dal suo corpo.
Non a torto si dice che la donna è la natura per eccellenza. Tanto è vero che l’intuizione popolare ha chiamato e chiama tuttora “natura” la vulva stessa, simbolo della nascita e della gioia di vivere, soglia della vita, di ciò che sta per nascere. Il termine natura deriva infatti da “nascor”, vale a dire, oltre che nascere, ciò che diviene.
Nella vita di tutti i giorni, per intenderci nel mondo tessile, la donna ha timore a mostrarsi nuda perché, come la psicologia del profondo insegna, questo timore rappresenta la difesa inconscia della donna nei confronti dell’aggressività maschile, che è di derivazione antropologica.
Si tratta, insomma, di una sorta di consapevolezza inconscia dei rischi e dei pericoli insiti nella spensierata aggressività sessuale del maschio. Ebbene, se interroghiamo una qualsiasi donna che ha vissuto e vive l’esperienza naturista, questa vi dirà che soltanto in un centro naturista si sente “sicura” di stare nuda.
Questa “sicurezza” abbassa la barriera difensiva inconscia della donna e la rende più libera. Ecco dunque la forza culturale del naturismo: la femmina nuda si sente più sicura nel mondo naturista di una femmina vestita nel mondo tessile.
Basterebbe questa considerazione per far comprendere che un rilancio ideologico del naturismo è ancora possibile nonostante la cultura occidentale stia vivendo un periodo di flessione culturale dovuta a diversi fattori interni ed esterni (crisi dei valori fondanti la nostra civiltà e penetrazione strisciante di altre culture che mettono in discussione quei valori).
Questo risultato, come emerge da quanto detto, si ottiene perché il nudismo liberalizza in maniera radicale la visione del corpo della donna, spogliandolo di ogni malizia, di ogni allusione e distorsione provocati dalla deprivazione visiva della nudità che solitamente porta allo sconvolgimento della quiete psichica e sessuale del maschio. In questo modo la femmina avverte inconsciamente che non ha più nulla da temere dal maschio, soprattutto quando questo è nudo.
Va precisato, comunque, che spogliare il corpo della donna di ogni malizia, così come fa la nudità naturista, non significa eliminare quella sana carica erotica, com’è giusto che sia e come previsto dalla natura, fattore che sta alla base dell’istinto sessuale senza il quale non ci sarebbe procreazione.
Questo ci fa comprendere la non superficialità della filosofia naturista proprio perché il momento nudistico permette di cogliere il vero senso del suo stesso messaggio, che è quello di valorizzare l’importanza della nudità agli effetti del superamento di quel sentimento di paura che condiziona i rapporti maschio/femmina (il maschio potenziale aggressore, la femmina potenziale vittima, e quindi sempre sulla difensiva).
Vivere in armonia con la natura, pertanto, non consiste soltanto nel rispettare il nostro habitat, ma vuol dire rispettare la natura umana nella diversa identità sessuale dei suoi costituenti. Il naturismo, grazie alla sua intuizione nudistica, è il mezzo che permette l’attenuazione dell’aggressività maschile e di conseguenza della sua carica distruttiva.
Lo stare nudi, senza vergogna da parte della donna e senza spirito di aggressione da parte dell’uomo, rappresenta il punto di sutura di quella frattura esistenziale venutasi a creare a causa dell’ossessione tessile che ha finito per condizionare il normale rapporto di convivenza tra i sessi. Il modo di vivere e d’interpretare l’esperienza naturista da parte del maschio è perciò diversa, perché diversa è la psicologia maschile che abbiamo definito “rozza”.
Ciò lo si evince anche dal pensiero ricorrente nel mondo tessile che la pratica nudista costituirebbe per il maschio una superstimolazione sessuale. Nella pratica naturista, infatti, quello che maggiormente dà all’occhio al non iniziato è la nudità integrale, cioè la visione dei caratteri sessuali primari.
Soprattutto dà all’occhio la nudità della donna che, secondo le persone visivamente frustrate, incentiverebbe la carica aggressiva latente nel maschio.
L’esperienza di vita nei centri naturisti insegna invece che questo timore è infondato, anzi la visione reiterata della donna nuda è un momento educativo di primaria importanza per il maschio affetto da deprivazione visiva.

Pubblicavamo nel 2014...Alcuni articoli on-line

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