Dietro il piacere del nudo
Estratto dalla XI novella della raccolta L’inganno dell’apparenza di Riccardo de Sangro (ed. Ibiskos, Empoli giugno 2013) C’era una volta nella più grande e forse meno bella delle Isole Eolie, Lipari, una cascata di polvere bianca. Scendeva giù dalle pendici di una collina. Nascosta alla vista, chiudeva inaspettatamente un lungo tratto di spiaggia. Come a dire oltre me non si va. Alzando gli occhi non se ne vedeva l’ inizio perso al di là della cima.
Abbagliati dal candore incontaminato come neve calda, gli occhi chiedevano riposo rifugiandosi nella trasparenza blu del mare. E mare e polvere e blu e bianco si confondevano gli uni negli altri…
C’era una volta! Poi la spiaggia sempre lunga e tortuosa è diventata una spiaggia come le altre. Non più la gioia di tuffarsi in quel mare di bianco.
Un salto: una nuvola leggera intorno al corpo, un altro salto: una nuova nuvola ancora più densa, un altro ancora e tutto il suo (del protagonista) giovane corpo era coperto da un sottile strato soffice come cipria, un ultimo salto ed è accolto dal mare.
Era giugno, l’aria già tiepida, il mare accogliente. I rari bagnanti forse proprio perché rari, o forse perché sospinti dai recenti venti leggeri di un sessantotto francese ancora puro, profittavano dell’insperata tolleranza lasciando che mare e sole giocassero allegramente sui loro corpi abbronzati senza chiazze di bianco a interrompere sgradevolmente l’ uniformità del colore. Se ne avverte tutto il fascino.
Sembra davvero che quei nudi esposti con tanta naturale innocenza siano più puri. Si esita fino alla montagna bianca. Incantati da tanto improvviso candore si lasciavano cadere le ultime sciocche remore e, tolti i costumi, ci si lanciava nel bianco. Un salto, due salti, tre salti, nuvole di polvere sollevate da corpi bianchi e nudi prima che l’ ultimo salto in un euforico inno alla vita li accogliesse nell’ acqua. […]
Quel fazzoletto di terra de l’ Ile du Levant è diventato il paradiso di chi fugge le spiagge superaffollate, l’ oasi dove la vita dell’ estate si vive in un’ insolita armonia con la Natura. Ci si appresta a sbarcarci in un assolato giorno di agosto Dal battello si sbraccia in saluti riconoscendo sul molo chi è già ospite dell’ isola.
Sono in tanti sulla breve passerella di legno che funge da molo ma anche a destra e a sinistra dell’ imbarcadero: bagnanti dis-tesi al sole o immersi. Il vento gioca allegramente asciugando i sudori di chi, ancora vestito, è reduce dal viaggio, gonfiando i parei avvolti in mille fogge diverse intorno ai corpi, di chi saluta i nuovi arrivati, accarezzando i nudi sulle rocce. [… ]
Gli sembra davvero che quei nudi esposti con tanta naturale innocenza siano più puri. Fantasia? Suggestione? Capriccio? O morbosa esibizione, svergognata ostentazione di sessi che la morale vincente vuole a tutti i costi colpevolizzare e nascondere? Sta di fatto che il semplice abbandono di quel triangolino ultimo baluardo di difesa dopo che ad uno ad uno sono caduti camicie e calzoni, canottiere e reggi seni, costumi a figura intera non fa niente se aderenti a corpi bagnati segnano vistosamente quanto si pretende nascondere e prendisole, quel triangolo trionfo del compromesso, quando lo si abbandona fa la differenza.
Se la nudità integrale a mare è ovvia, può esserlo meno nelle passeggiate nel verde dei boschi. Ma quanto è gradevole quell’immersione totale se la natura che ci accoglie è pulita come noi, se il vento gioca sulla nostra pelle, se il fruscio delle piante accarezza il corpo [… ] (Il protagonista) tira fuori dallo zaino quanto gli serve per una rapida doccia, risoluto a lasciare alla svelta casa e giardino, esce, si spoglia, si bagna.
Lo scroscio fresco lo inonda, gli mozza un momento il respiro. Un attimo, poi l’acqua gli scivola addosso, una sensazione di piacere come mai prima provata lo invade cancellando d’ improvviso malumori e inadeguatezze. Cerca lo scroscio, vi si abbandona, sente l’acqua sui capelli, sul viso, sul suo corpo nudo. Insaponandosi si accarezza e più e più la voglia di rimanere ancora in quella fragranza lo prende. Alza gli occhi, si vede in quel verde, solo, grondante, e quel giardino, attraversato un attimo prima con fastidio gli appare come una foresta tropicale.
C’era una volta! Poi la spiaggia sempre lunga e tortuosa è diventata una spiaggia come le altre. Non più la gioia di tuffarsi in quel mare di bianco.
Un salto: una nuvola leggera intorno al corpo, un altro salto: una nuova nuvola ancora più densa, un altro ancora e tutto il suo (del protagonista) giovane corpo era coperto da un sottile strato soffice come cipria, un ultimo salto ed è accolto dal mare.
Era giugno, l’aria già tiepida, il mare accogliente. I rari bagnanti forse proprio perché rari, o forse perché sospinti dai recenti venti leggeri di un sessantotto francese ancora puro, profittavano dell’insperata tolleranza lasciando che mare e sole giocassero allegramente sui loro corpi abbronzati senza chiazze di bianco a interrompere sgradevolmente l’ uniformità del colore. Se ne avverte tutto il fascino.
Sembra davvero che quei nudi esposti con tanta naturale innocenza siano più puri. Si esita fino alla montagna bianca. Incantati da tanto improvviso candore si lasciavano cadere le ultime sciocche remore e, tolti i costumi, ci si lanciava nel bianco. Un salto, due salti, tre salti, nuvole di polvere sollevate da corpi bianchi e nudi prima che l’ ultimo salto in un euforico inno alla vita li accogliesse nell’ acqua. […]
Quel fazzoletto di terra de l’ Ile du Levant è diventato il paradiso di chi fugge le spiagge superaffollate, l’ oasi dove la vita dell’ estate si vive in un’ insolita armonia con la Natura. Ci si appresta a sbarcarci in un assolato giorno di agosto Dal battello si sbraccia in saluti riconoscendo sul molo chi è già ospite dell’ isola.
Sono in tanti sulla breve passerella di legno che funge da molo ma anche a destra e a sinistra dell’ imbarcadero: bagnanti dis-tesi al sole o immersi. Il vento gioca allegramente asciugando i sudori di chi, ancora vestito, è reduce dal viaggio, gonfiando i parei avvolti in mille fogge diverse intorno ai corpi, di chi saluta i nuovi arrivati, accarezzando i nudi sulle rocce. [… ]
Gli sembra davvero che quei nudi esposti con tanta naturale innocenza siano più puri. Fantasia? Suggestione? Capriccio? O morbosa esibizione, svergognata ostentazione di sessi che la morale vincente vuole a tutti i costi colpevolizzare e nascondere? Sta di fatto che il semplice abbandono di quel triangolino ultimo baluardo di difesa dopo che ad uno ad uno sono caduti camicie e calzoni, canottiere e reggi seni, costumi a figura intera non fa niente se aderenti a corpi bagnati segnano vistosamente quanto si pretende nascondere e prendisole, quel triangolo trionfo del compromesso, quando lo si abbandona fa la differenza.
Se la nudità integrale a mare è ovvia, può esserlo meno nelle passeggiate nel verde dei boschi. Ma quanto è gradevole quell’immersione totale se la natura che ci accoglie è pulita come noi, se il vento gioca sulla nostra pelle, se il fruscio delle piante accarezza il corpo [… ] (Il protagonista) tira fuori dallo zaino quanto gli serve per una rapida doccia, risoluto a lasciare alla svelta casa e giardino, esce, si spoglia, si bagna.
Lo scroscio fresco lo inonda, gli mozza un momento il respiro. Un attimo, poi l’acqua gli scivola addosso, una sensazione di piacere come mai prima provata lo invade cancellando d’ improvviso malumori e inadeguatezze. Cerca lo scroscio, vi si abbandona, sente l’acqua sui capelli, sul viso, sul suo corpo nudo. Insaponandosi si accarezza e più e più la voglia di rimanere ancora in quella fragranza lo prende. Alza gli occhi, si vede in quel verde, solo, grondante, e quel giardino, attraversato un attimo prima con fastidio gli appare come una foresta tropicale.