Un mezzo per arrivare al Nudismo Naturista
Un mezzo utile per arrivare al naturismo da chi naturista non è, potrebbe essere quello indicato dalla rivista naturista francese “la vie au soleil” citando il sito www.naturismelibre. blogspot.fr, che si rivolge a coloro che non sono naturisti ma che vorrebbero praticare la nudità integrale per scoprirne pregi e virtù.
Pare che non esista in internet un blog del genere, e quindi questo dovrebbe essere l’unico presente in rete ad affrontare questo argomento.
L’iniziativa, che ospita le opinioni, non solo dei militanti, ma anche quelle dei non naturisti, non ha altra ambizione che quella di dare testimonianza di esperienze vissute, cercando di rispondere a dubbi, fugando legittime perplessità, tentando di dare definizioni di che cosa è il naturismo.
In alcune note a commento del blog è scritto che, assistendo su certe spiagge, e anche in certi centri naturisti, alla coabitazione (mixité in francese) fra tessili, semitessile e nudisti si scopre che la nudità è di fatto riconosciuta come una pratica normale e non qualcosa di “diabolico” come si vuol far credere all’opinione pubblica. La nudità, insomma, appare semplicemente vissuta, liberalmente e naturalmente.
La tesi della rivista francese è che la “mixité” permetterebbe ad ognuno, vivendo in condizione di nudità parziale, in promiscuità con persone totalmente nude, di evolversi con gradualità verso la nudità integrale.
Del resto la pratica del monokini di donne che hanno abbandonato il pezzo sopra del bikini non è forse un avvicinamento graduale al quel nudismo propugnato dal movimento naturista? Si diceva “avvicinamento graduale”, perché il passo successivo, e cioè il fatto di accettare di essere visti nudi non è semplice, come non è semplice accettare, nel caso di coppie sposate, che anche il coniuge sia nudo.
Può sembrare una cosa ovvia, ma la questione, anche se difficile, è essenziale. Per esempio, un problema che per un naturista non si pone, ma per chi non ha mai fatto nudismo sì, è questo: quante donne vorrebbero praticare la nudità, ma le viene impedito dal coniuge? Quanti uomini vorrebbero praticare la nudità collettiva promiscua e la loro compagna o moglie si oppone? Pregiudizi e tabù solitamente incidono in questi comportamenti.
Un’altra componente non trascurabile della resistenza culturale al nudismo riguarda il guardare il proprio corpo nudo. Sembra una sciocchezza, ma molti guardano il proprio corpo, velocemente e di sfuggita solo quando si spogliano per fare la doccia.
E anche il guardare gli altri diventa un problema quando non si è avvezzi a guardare il proprio corpo. E’ stato assodato dalla psicanalisi che per certe persone il tabù è così forte che risulta addirittura molto difficile accettarsi ed accettare gli altri anche parzialmente nudi, figuriamoci totalmente nudi.
E’ in questa situazione di promiscuità che deve essere affrontata e discussa la questione della “mixité”, della “mescolanza” fra persone nude e persone parzialmente vestite. La discussione dell’accettazione sulle spiagge e nei centri naturisti di questa coabitazione fra tessili o semitessili e nudisti è sempre stata accesa tra i fautori del rispetto del principio cardine del naturismo, la nudità integrale, e i fautori della possibilità di concedere il tempo necessario a un non nudista di diventarlo, grazie a quella gradualità di cui si diceva sopra.
E questo perché, per esempio, per quanto riguarda le coppie, sentimenti rispettabili, anche se non condivisibili, come l’educazione, i pregiudizi, la possessività, la gelosia, il pudore, e così via, vengono alla luce con quella forza dirompente che proviene dall’inconscio.
Di questa gradualità il mondo naturista deve tenerne conto. Certamente non s’intende qui interpretare in modo estensivo il concetto di tolleranza, anche perché troppa tolleranza, come si può constatare nelle società occidentali postmoderne, minerebbe alla base il nostro movimento, si tratta d’impostare in modo positivo il dibattito su certe forme di “nudismo misto” nei club naturisti, nei villaggi vacanze, nelle terme naturiste o nelle saune.
Alla domanda che fare in concreto per non confondere la gradualità con la tolleranza, una risposta potrebbe venire dal blog di cui sopra, un mezzo che potrebbe rivelarsi molto utile per la causa naturista.
L’iniziativa, che ospita le opinioni, non solo dei militanti, ma anche quelle dei non naturisti, non ha altra ambizione che quella di dare testimonianza di esperienze vissute, cercando di rispondere a dubbi, fugando legittime perplessità, tentando di dare definizioni di che cosa è il naturismo.
In alcune note a commento del blog è scritto che, assistendo su certe spiagge, e anche in certi centri naturisti, alla coabitazione (mixité in francese) fra tessili, semitessile e nudisti si scopre che la nudità è di fatto riconosciuta come una pratica normale e non qualcosa di “diabolico” come si vuol far credere all’opinione pubblica. La nudità, insomma, appare semplicemente vissuta, liberalmente e naturalmente.
La tesi della rivista francese è che la “mixité” permetterebbe ad ognuno, vivendo in condizione di nudità parziale, in promiscuità con persone totalmente nude, di evolversi con gradualità verso la nudità integrale.
Del resto la pratica del monokini di donne che hanno abbandonato il pezzo sopra del bikini non è forse un avvicinamento graduale al quel nudismo propugnato dal movimento naturista? Si diceva “avvicinamento graduale”, perché il passo successivo, e cioè il fatto di accettare di essere visti nudi non è semplice, come non è semplice accettare, nel caso di coppie sposate, che anche il coniuge sia nudo.
Può sembrare una cosa ovvia, ma la questione, anche se difficile, è essenziale. Per esempio, un problema che per un naturista non si pone, ma per chi non ha mai fatto nudismo sì, è questo: quante donne vorrebbero praticare la nudità, ma le viene impedito dal coniuge? Quanti uomini vorrebbero praticare la nudità collettiva promiscua e la loro compagna o moglie si oppone? Pregiudizi e tabù solitamente incidono in questi comportamenti.
Un’altra componente non trascurabile della resistenza culturale al nudismo riguarda il guardare il proprio corpo nudo. Sembra una sciocchezza, ma molti guardano il proprio corpo, velocemente e di sfuggita solo quando si spogliano per fare la doccia.
E anche il guardare gli altri diventa un problema quando non si è avvezzi a guardare il proprio corpo. E’ stato assodato dalla psicanalisi che per certe persone il tabù è così forte che risulta addirittura molto difficile accettarsi ed accettare gli altri anche parzialmente nudi, figuriamoci totalmente nudi.
E’ in questa situazione di promiscuità che deve essere affrontata e discussa la questione della “mixité”, della “mescolanza” fra persone nude e persone parzialmente vestite. La discussione dell’accettazione sulle spiagge e nei centri naturisti di questa coabitazione fra tessili o semitessili e nudisti è sempre stata accesa tra i fautori del rispetto del principio cardine del naturismo, la nudità integrale, e i fautori della possibilità di concedere il tempo necessario a un non nudista di diventarlo, grazie a quella gradualità di cui si diceva sopra.
E questo perché, per esempio, per quanto riguarda le coppie, sentimenti rispettabili, anche se non condivisibili, come l’educazione, i pregiudizi, la possessività, la gelosia, il pudore, e così via, vengono alla luce con quella forza dirompente che proviene dall’inconscio.
Di questa gradualità il mondo naturista deve tenerne conto. Certamente non s’intende qui interpretare in modo estensivo il concetto di tolleranza, anche perché troppa tolleranza, come si può constatare nelle società occidentali postmoderne, minerebbe alla base il nostro movimento, si tratta d’impostare in modo positivo il dibattito su certe forme di “nudismo misto” nei club naturisti, nei villaggi vacanze, nelle terme naturiste o nelle saune.
Alla domanda che fare in concreto per non confondere la gradualità con la tolleranza, una risposta potrebbe venire dal blog di cui sopra, un mezzo che potrebbe rivelarsi molto utile per la causa naturista.