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    I giovani nel mondo naturista

    Il naturismo italiano ha da tempo un suo movimento giovanile che raggruppa i giovani tra i 14 e i 27 anni di età e finalmente, durante l’assemblea federale 2013, il delegato FENAIT del gruppo giovani ha presentato una proposta di statuto che è in fase di approvazione da parte dei delegati di ogni associazione. Altro fatto importante avvenuto è che il presidente ENY ( giovani naturisti europei) eletto nel maggio 2013 è un italiano.
    Questi fatti mi danno lo spunto per fare alcune considerazioni sui giovani nel mondo naturista.
    Fin dal suo sorgere il naturismo si è presentato all’opinione pubblica come un’idea avente una precisa componente educativa, sia per quanto concerne la cultura fisica del corpo, sia per la sua capacità di attuare un miglioramento generale dei riflessi psichici ed emozionali e di conseguenza per determinare un corretto comportamento morale e sociale nella gioventù.
    Al primo posto della lunga schiera dei pionieri naturisti troviamo il pittore/scultore Karl Wilhelm Diefenbach che educava i propri figli Helios, Stella e Lucidus, nella libera natura allo stato di nudità.
    I figli non dimenticarono mai l’educazione ricevuta, soprattutto la figlia Stella Diefenbach von Spaun che si occupò della cura e della conservazione della tradizione culturale del padre. Anche Richard Ungewitter , ritenuto il fondatore del movimento naturista tedesco e internazionale, per la sua chiara presa di coscienza e per l’impostazione scientifica data al problema, parlò dei valori educativi del nudismo nei confronti della gioventù.
    L’aspetto educativo è sempre stato tenuto presente dai pionieri naturisti, ma il tentativo concreto di passare dal momento educativo astratto a quello scolastico lo si deve all’opera di Adolf Koch, insegnante a Berlino, il quale organizzò corsi di educazione fisica naturista per bambini ed adolescenti con il consenso dei genitori.
    A margine del movimento naturista, ma importante per l’impegno profuso nei con fronti dei giovani, va citato lo scoutismo di Robert BadenPowell, esploso nel 1908, il quale contestava ogni valore educativo alla vita di città.
    Grazie a lui si svilupparono ovunque nel mondo gli ostelli della gioventù, i campeggi e l’escursionismo nella natura. Maria Montessori, la grande pedagogista che tutti conoscono, in virtù del suo metodo educativo mirante all’autoeducazione del bambino, si può dire che si sia avvicinata alle idee naturiste per il fatto che il suo metodo sosteneva che la libertà naturale non dovesse essere sacrificata, se non nei limiti in cui potesse nuocere a se stessi o agli altri, a discapito dei vantaggi della socialità.
    Anche l’insegnante, pedagogista ed educatore francese Célestin Freinet, ch’era cresciuto in ambiente contadino, era convinto che i giovani che avevano trascorso i primi anni della loro vita nella natura avessero un carattere più ricco ed equilibrato e che ad essi fosse riservato un avvenire migliore.
    Freinet, al pari dei grandi pionieri naturisti, comprese appieno il legame tra natura e nudità. Nonostante gli esempi riportati c’è da dire che, purtroppo, un vero aggancio del movimento naturista alla scuola istituzionale non si è mai verificato benché il carattere educativo della vita nella natura e nello stato di nudità trasudi dall’opera di ogni autore illuminato e di ogni pedagogista di valore. Solo in Germania si è assistito ad un avvicinamento dell’idea naturista alla scuola, essendo il movimento naturista tedesco affiliato alla Lega Federale dello Sport e a varie istituzioni parascolastiche.
    Tornando ai tempi nostri ritengo che l’educazione familiare e l’ eventuale scuola materna sono da considerare il miglior punto di partenza per una completa e radicata educazione naturista, il metodo più semplice per non far insorgere nei bambini il senso del morboso da un lato e dall’altro per far radicare nelle loro coscienze un sano attaccamento alla natura e alle sue leggi. Resta inteso che la forma di educazione dei bambini e dei giovani sulle premesse naturiste deve sempre essere integrata con quella dei centri naturisti e delle spiagge riservate alla pratica del nudismo. Consideriamo ora il rapporto che i giovani hanno col naturismo.
    La loro permanenza nel mondo naturista è uno dei problemi più difficile per il nostro movimento. Infatti osserviamo che tanti giovani che hanno vissuto un’infanzia di nudismo a seguito dei loro genitori, raggiunta l’ adolescenza, abbandonano il mondo naturista. Noi adulti ci mettiamo il cuore in pace dicendo che passata la tempesta ormonale il giovane tornerà nel mondo naturista. Sovente, però, non è così. Forse non hanno metabolizzato a pieno il significato della nudità per una voluta carenza del momento educativo da parte dei genitori. Ciò significa che molto spesso non basta l’esempio per trasmettere un messaggio, ma occorre anche parlare con il bambino affinché si sviluppi in lui la cognizione naturista che la sola “educazione visiva” non è sufficiente a produrre.
    A questo dobbiamo aggiungere il fatto che forse i giovani non hanno ancora avuto il tempo di maturare personali convinzioni sulle quali incidono anche le relazioni con altri giovani che vivono al di fuori dell’ambiente naturista e che possono influenzare in modo determinante il comporta mento orientandolo talvolta verso derive consumistiche. Comunque sia, coloro che operano nel mondo naturista, hanno preso coscienza della gravità di questo problema, ma non sanno esattamente come risolverlo.
    Quello che è certo è che la disaffezione del giovane verso il nudismo non è legata soltanto a cause fisiologiche, o al mancato momento educativo, ma ha molteplici cause come la difficoltà per i ragazzi orientati al naturismo di conoscersi, di fatto il naturismo non è governato dalla legge dei grandi numeri, il che avviene più facilmente nelle discoteche. L’ altra causa è legata al problema dei rapporti sociali tra i giovani naturisti e quelli che non lo sono.
    Capita spesso, infatti, che un giovane o una giovane naturista, nel momento in cui conoscono un ragazzo o una ragazza non naturista finiscano per non frequentare più i centri naturisti cedendo nei confronti del compagno o della compagna che naturista non è.
    Altra causa di disaffezione può essere la noia che regna nei centri naturisti, altra la mancanza di tutte quelle offerte consumistiche presenti sulle spiagge alla moda (palestre all’aperto, giochi, cocktail, ecc.), altra ancora nella ormai connaturata incapacità dei giovani a vivere in condizioni disagevoli, cioè in una roulotte o in una tenda, ecc. (cosa, quest’ultima, che sarebbe tutta da verificare).
    Tutto ciò, però, non giustifica in toto la loro alienazione dal naturismo. C’è chi dice che i giovani d’oggi hanno fruito di beni e servizi in misura mai avuta da nessun’altra generazione, che hanno goduto di maggiore libertà rispetto ai loro predecessori, ma c’è chi dice anche che libertà e benessere sono stati male presentati ai giovani, e che i giovani abbiano nel contempo usato male sia la libertà che il benessere. A parte i soliti privilegiati, le masse giovanili sono disorientate, insicure, fragili. Disorienta il fatto del difficile inserimento nel mondo del lavoro, la difficoltà della conquista della propria indipendenza economica per, ad esempio, potersi sposare o avere una propria casa.
    Ora, rileviamo che il movimento naturista in Italia dovrebbe registrare un numero maggiore di adesioni da parte dei giovani. Le nostre organizzazioni dovrebbero fare di più ma esistono anche le inadempienze dello Stato che considera, purtroppo ancora ai giorni nostri, la nudità un reato, reprimendo così il naturismo per cui la stragrande maggioranza della popolazione non sa bene che cosa in realtà questo sia.
    Una cosa è certa: il naturismo non è un gioco, il naturismo è una pratica che prevede la nudità, il rispetto per la natura, la sobrietà, la vita semplice, la fatica, lo studio, l’elevazione dell’uomo. Il naturismo offre la natura, l’interesse per la vita, per la conoscenza di se stessi e degli altri, una salute migliore e la possibilità di stabilire rapporti interpersonali non viziati dalla maschera del compromesso e dell’ipocrisia. Gli adulti devono spiegare questo ai giovani in odore di naturismo.
    La felicità assoluta non esiste, è vero, ma quella che comunemente intendiamo per felicità consiste nel superamento delle difficoltà che la natura impone all’uomo. Questo è il messaggio fondamentale per vivere la vita, che gli adulti devono trasmettere ai giovani.
    I giovani sono intuitivi e generosi, hanno quella passione e quell’entusiasmo che molto spesso gli adulti non hanno più. Se i giovani sapranno anche essere critici, e rifiuteranno di sognare quella lontana isola che non esiste, allora forse capiranno che il naturismo, con la sua intelligente accettazione della legge naturale, con la sua proposta di vita semplice, con il contatto diretto con la natura, cesserà di essere quell’abisso di noia che li fa fuggire lontano dal mondo naturista, magari verso paradisi artificiali.
    Noi adulti dobbiamo essere pronti a fornire la nostra esperienza, la nostra competenza e il nostro aiuto concreto al neonato movimento giovanile a cui facciamo gli auguri di crescere e, di fronte alle difficoltà, di non mollare mai.

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