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Il naturismo e le diete

Chi si professa naturista, oltre alla pratica della nudità, dovrebbe per definizione osservare una dieta vegetariana, anche alla luce di quanto denunciato l’anno scorso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla pericolosità del consumo di carne in relazione alla possibilità di sviluppare il cancro al colon o ad altri organi del corpo umano. Sull’alimentazione, però, altre teorie, che non sono nuove, si stanno facendo strada nel comune sentire per i risultati empirici che ottengono da chi le mette in pratica.
Una di queste è la teoria dei gruppi sanguigni che ha origine nel lontano 1957 per opera del dottor James D’Adamo e di suo figlio Peter, entrambi naturopati.
Questa teoria, che, come premessa, va detto è stata bocciata dalla medicina ufficiale perché non ritenuta scientificamente valida, prevede l’esclusione di alcuni alimenti ritenuti nocivi o non tollerati da parte di un determinato gruppo sanguigno, mentre sono tollerati o non nocivi da parte di un altro gruppo.
Senza perdersi nei dettagli, quello che questa teoria prevede per tutti i gruppi sanguigni è l’esclusione dalla dieta del latte e di tutti i suoi derivati, come i formaggi (cosa che non riguarda i neonati a cui occorre l’indispensabile latte materno), l’esclusione della carne di maiale e di tutti gli insaccati, l’esclusione del glutine (anche da parte di chi non soffre di celiachia), l’esclusione del pomodoro, la riduzione al minimo del consumo di frutta.
Nel contempo, a differenza delle diete vegeteriana e vegana, la dieta dei gruppi sanguigni prevede il consumo di carni rosse non lavorate e di carni bianche (pollo, tacchino e coniglio), di pesce, di uova e di verdure, che vanno consumate senza problemi tutti i giorni. In Italia chi ha portato e sta portando avanti questa teoria è il dottor Piero Mozzi che opera in provincia di Piacenza e che il venerdì sera illustra in una tv locale la teoria dei dottori James e Peter D’Adamo e interloquisce con i telespettatori che raccontano i risultati dell’applicazione su loro stessi della dieta che scaturisce dalla selezione degli alimenti adatti al proprio gruppo sanguigno (i gruppi sanguigni, lo ricordiamo, sono quattro: 0, A, B, AB).
Tutto ciò è illustrato nel libro “La dieta del dottor Mozzi – Gruppi sanguigni e combinazioni alimentari copie. Il fatto, avendo suscitato molto interesse ha attirato l’attenzione dei media, tanto che il dottor Mozzi è stato invitato a Porta a Porta, la popolare trasmissione di Bruno Vespa che è considerata la “terza Camera italiana”.
Inutile dire che il dottor Mozzi è stato snobbato dalla scienza ufficiale, dandogli poco spazio e rinfacciandogli il fatto che la sua teoria sarebbe stata superata dall’avvento della genomica, una branca della biologia molecolare che si occupa dello studio del genoma degli organismi viventi (i geni sarebbero responsabili dei tumori).
Peccato che i due luminari presenti in studio si siano dimenticati di dire che entrare nella genomica, e nella sua sottobranca la proteomica (che si occupa di tutte le proteine di un organismo), è come avventurarsi in un campo minato a causa della complessità del problema e delle conseguenti enormi difficoltà che ha comportato l’allestimento delle mappe genetiche e fisiche del DNA.
Tanto è vero che ancora non si sono fatti passi avanti nello studio dell’interazione tra i geni di un organismo e gli alimenti che in quell’organismo vengono introdotti. Ma non voglio entrare troppo nello specifico perché non è questo il luogo per farlo.
Detto questo, anche alla luce di quanto denunciato dall’Oms, che ha praticamente bandito le carni rosse lavorate e gli insaccati, pur non avendo la teoria dei gruppi sanguigni dignità scientifica occorre riportare l’opinione di diversi dietologi e nutrizionisti che affermano che se dalla dieta si tolgono tutti i formaggi (per i grassi e la caseina), tutti gli insaccati per l’alto contenuto di sale e glutine), il glutine (per lo smodato uso dei cereali che viene fatto in Italia), lo zucchero (di cui se ne fa un uso eccessivo) e si riduce il consumo di frutta allo stretto necessario (per l’alto contenuto di fruttosio), il corpo umano non può che trarne giovamento e migliorare la funzionalità di tutti gli organi.
Lo ha detto, per esempio, anche il dottor Enzo Spisni, ricercatore e docente all’Università di Bologna: “Che noi mangiamo troppo glutine, soprattutto quello moderno, troppi latticini e troppi zuccheri è vero, tant’è che sono in aumento malattie causate da un cattivo stile di vita, come quelle cardiovascolari, il diabete, i tumori e l’obesità.
E questo viene detto da tempo da molti studiosi e nutrizionisti e anche dalla medicina ufficiale. Se in una situazione così, si tolgono due elementi, come carboidrati e latticini – ovvero ciò che fa il dottor Mozzi – è evidente che metà della popolazione ne trova beneficio, al di là del gruppo sanguigno di appartenenza”.
A tutto questo c’è d’aggiungere il fatto, per quanto riguarda il latte fresco, che alcune ricerche (vedi quella del dottor Colin Campbell, e di altri come Bnjamin Spoke e Frank Oski) hanno evidenziato ch’esiste una relazione tra la caseina e la possibilità di ammalarsi di cancro, oltre all’annoso problema della difficile digeribilità delle fosfoproteine contenute in abbondanza nel latte (nel 2014 un esperimento condotto sui topi ha evidenziato che la caseina ha una relazione così stretta con il cancro da poter essere usata come interruttore).
Nota a margine: il documentario relativo a questi alimenti è stato più volte trasmesso in tv e replicato ultimamente lunedì 1 febbraio 2016 alle ore 21.10 da Sky.
Forse il metodo del dottor Mozzi non è approvato dalla scienza ufficiale, resta il fatto, però, che quella stessa scienza ha scoperto una inquietante relazione tra la caseina e il cancro. Non è un caso, infatti, che il latte materno contenga solo il 35% di caseina, mentre nel latte vaccino raggiunge l’80%.
Dunque una bella differenza, dato che la caseina è una sostanza collosa difficile da scindere in elementi più semplici. Detto questo, occorre dire, per una corretta informazione, che studi analoghi sulla caseina hanno portato a risultati diametralmente opposti, e cioè che la proteina “del siero del latte avrebbe significativi poteri antitumorali”.
Questa ricerca per così dire “tranquillizzante” è stata però contestata dal dottor Naboru Muramoto, autore del libro “Il medico di se stesso” (Ed.Feltrinelli), che scrive che “il latte di mucca non è un alimento perfetto per l’uomo; i neonati e i bambini, poi, non dovrebbero mai essere nutriti con il latte vaccino”.
Chi avrà ragione? Ai posteri l’ardua sentenza. Fa riflettere il fatto, però, che il libro del Muramoto è del lontano 1975 e soltanto ai giorni nostri il problema è balzato agli onori della cronaca, tanto che il libro è stato ristampato nell’ottobre 2013.
Di conseguenza, premettendo che nessuno ha la verità in tasca, e senza nulla togliere alle diete rigorosamente vegetariane, che eliminano carne e pesce dalla dieta del dottor Mozzi (anche per il problema etico che comporta l’uccisione di animali), quello che posso dire, tenendo presente quanto ho scritto nel precedente articolo sulla necessità di diventare tutti vegetariani, è che anch’io e la mia famiglia abbiamo incominciato a seguire i dettami non scientifici di questa dieta, convinti che togliere alcuni cibi di provata “nocività” non avrebbe potuto che apportare benefici alla nostra salute.

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